Operazione Ladbroke

Operazione Ladbroke
parte dello sbarco in Sicilia durante la seconda guerra mondiale
Mappa con la descrizione degli obiettivi di Ladbroke
Data9 luglio - 10 luglio 1943
LuogoSiracusa, Italia
EsitoVittoria britannica
Modifiche territorialiOccupazione militare
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Difese di Siracusa città: 1 battaglione di fanteria costiera[1] (120 fanti[2]) 1 battagione marinai,[1] 1 legione di camicie nere (MILMART), 1 reparto di avieri[1]2.075 soldati aliantisti, 250 soldati del SAS, ai quali si aggiunsero verso la fine 1 squadrone corazzato,[3] 1 reggimento di fanteria[4]
Perdite
Alla penisola della Maddalena: 500 prigionieri, 150/200 morti;[5][6] secondo altre fonti: 700 tra prigionieri, morti e feriti[7]
Alla zona fluviale (battaglia al Ponte Grande): numeri sconosciuti
Gli aliantisti: 487, di cui 327 morti (252 annegati)[8][9] e 174 dispersi o feriti[10]
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L'operazione Ladbroke rappresentò la fase d'apertura dello sbarco in Sicilia messo in atto dalle forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Fu una missione aviotrasportata compiuta da elementi della 1st Airborne Division, accompagnata dal decisivo supporto delle forze speciali britanniche dello Special Air Service, le quali, con il compito di conquistare la penisola della Maddalena (che ospitava due importanti batterie), sarebbero riusciti ad attirare verso di loro la maggior parte delle difese di Siracusa (fatte giungere sul posto dal comando della piazzaforte, posta agli ordini del contrammiraglio Priamo Leonardi), distogliendole dalla zona fluviale dei Pantanelli; principale obiettivo di Ladbroke per via dei suoi numerosi capisaldi, i quali si riteneva potessero interferire con le operazioni dello sbarco; tra questi il possesso di Ponte Grande, situato sul fiume Anapo in corrispondenza della SS 115, era considerato dagli inglesi decisivo al fine di sbarrare la via a possibili contrattacchi italo-tedeschi diretti su Siracusa.

L'operazione poté contare sul corposo utilizzo di numerosi alianti, 136 alianti britannici Waco CG-4 e otto Airspeed Horsa di fabbricazione statunitense, trainati dalla Tunisia alla Sicilia da altrettanti C-47 Dakota, carichi di materiale e truppe aviotrasportate. Si diede il via all'attacco alle ore 22:00 del 9 luglio 1943, mentre iniziava sulla città siciliana anche un bombardamento aereo preventivo, posto in atto proprio per cercare di coprire la presenza degli alianti in avvicinamento e bloccare all'interno dell'isola di Ortigia i difensori siracusani.

A causa del forte vento, dell'inesperienza dei piloti e della reazione della contraerea italiana, 65 alianti vennero rilasciati troppo presto e precipitarono in mare, facendo annegare circa 252 uomini. Dei sopravvissuti, sparpagliati in diverse aree anche parecchio più a sud del capoluogo, solamente 87 uomini arrivarono al Ponte Grande, catturandolo e mantenendone il possesso al di là del tempo previsto. Infine, esaurite le munizioni e ridotti a soli 15 soldati rimasti illesi, le truppe alleate si dovettero arrendere alle forze italiane: anch'esse sparute e dimezzate. Tuttavia, il possesso dell'area per gli italiani fu solo momentaneo: non solo stava sopraggiungendo il SAS dalla penisola della Maddalena, ma da Cassibile erano ormai giunti a destinazione anche gli scozzesi della 17th Infantry Brigade e lo squadrone corazzato della 4th Infantry Brigade. I britannici dunque riottennero il controllo del ponte e marciarono senza altri ostacoli sulla città.

  1. ^ a b c Piazza Militare Marittima di Augusta-Siracusa (PDF), su lambadoria.it. URL consultato il 14 febbraio 2022.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Domenico Anfora p. 62
  3. ^ (EN) R. M. P. Carter., The History of the 4th Armoured Brigade m 1997, pp. 39-41.
  4. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore frederick
  5. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Dillon, Bradford p. 8
  6. ^ Gavin Mortimer, The SAS in World War II (EN) , 2015, p. 79.
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore anforauno
  8. ^ Mitcham, p. 78; Anthony Farrar-Hockley, The Army in the Air: The History of the Army Air Corps, p. 87.
  9. ^ Domenico Anfora, 2016, p. 105.
  10. ^ Mitcham, p. 78.

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